Solennità di San Giuseppe, di seguito un ricordo di don Giussani tratto da “Perché la Chiesa” (Rizzoli, Milano 2003) che don Giacomo fece pubblicare su 30Giorni del febbraio 2011, nel sesto anniversario della morte del sacerdote ambrosiano. Dell’articolo, dal titolo “Il miracolo di san Giuseppe”, pubblichiamo il brano usato come sottotitolo, rimandando, chi volesse, a leggere l’intero brano cliccando qui.
«L’ultimo mercoledì di quel mese di ottobre padre Motta, il nostro padre spirituale, alla fine della sua piccola meditazione del mattino, ci disse che il mercoledì della settimana era, dalla pietà cristiana, riservato alla devozione a san Giuseppe, il quale aveva un grande compito nella Chiesa: che dunque ci rivolgessimo fiduciosi a lui, prima di tutto perché era il protettore della buona morte e in secondo luogo perché faceva miracoli».
Segnaliamo questo articolo anche per riproporre quel cenno di Giussani così attuale: “…Bisogna dire alla gente di invocare i santi perché sono stati fatti per questo. È proprio il momento del miracolo nella storia, è il tempo del miracolo…”. Mai come ora a così tanti, cristiani e non, la parola miracolo suona meno estranea…
Chiudiamo con un cenno grazioso, che ci è stato segnalato come fatto curioso (nulla a che vedere con il tema dell’articolo) ieri sera, primi vespri della solennità di san Giuseppe. In Namibia, nel deserto, le piogge abbondanti hanno fatto fiorire una moltitudine di gigli, 770 ettari di gigli fioriti d’improvviso. Accade, pur se raramente, in quelle lande. La devozione cristiana associa Il giglio, fiore della purezza, allo sposo di Maria; così, per la felice coincidenza della segnalazione e della festa, ci piace pensare a un mazzo di fiori offerto dal Signore al suo falegname di fiducia, alla cui “custodia premurosa” ha voluto “affidare gli inizi della nostra redenzione”, come si legge nelle lodi mattutine di questa solennità.