
Roma, la grotta di Lourdes del Divino Amore
Oggi memoria delle apparizioni della beata Vergine Maria alla piccola Bernadette, a Lourdes. Una memoria alla quale si associa il canto “È l’ora che pia“, col ritmo del suo ritornello che richiama il suono delle campane.
Tante e diverse le strofe che la devozione popolare ha creato negli anni. Di queste, quella forse più cara al cuore di don Giacomo, o almeno quella che sottolineava più spesso nelle sue omelie, è quella che racconta della bimba stupita ai piedi della Madonna che nulla fa se non guardarla rapita e alla quale la Madre del Signore insegna a fare bene il segno della croce.
Perché in questa immagine c’è tutto il cristianesimo: lo stupore bambino per quella bellezza d’incanto e quel segno di croce che richiama l’essenziale della fede cristiana, quell’essenziale che la Madonna rende facile, Lei, “pervia caeli porta” (porta facile del cielo).
Franz Werfel, ebreo, seppe raccontare in modo commovente quanto avvenne a Lourdes nel suo “Il canto di Bernadette”. Pubblichiamo uno stralcio della sua opera, quello in cui appunto la Madonna, nel primo incontro con Bernadette, le insegna a fare il segno di croce (uno stralcio più ampio del capitolo in questione si può leggere su 30Giorni).
[…] Gesù e Maria, pensa Bernadette: ella sta in piedi e io pure! E perché tra il suo atteggiamento e quello della Signora vi sia una rispettosa differenza, si inginocchia sui sassi della riva, il viso fisso alla nicchia della grotta.
Per dimostrare che ha capito l’intenzione della ragazza, la Signora fa un passo avanti coi suoi piedi alabastrini sui quali risplendono le rose d’oro; esce dalla cornice di roccia e si porta sull’orlo estremo della rupe. Più in là non può e non vuole andare. Poi apre le braccia facendo il gesto di accogliere o sollevare.
Le mani sono minute e pallide come i piedi; sulle palme non si scorge neanche una sfumatura rosea.
Null’altro accade per un certo tempo. Pare che la giovane signora debba o voglia lasciare tutta l’iniziativa a Bernadette, ma questa non ha più alcuna trovata: rimane inginocchiata e contempla, contempla e rimane inginocchiata […].
Bernadette, con lo sguardo fisso sui piedi esangui della Signora, vuole alzare la mano per farsi il segno della croce. Non le è possibile. Il braccio pende più pesante, paralizzato, come un peso estraneo. Non può muovere neppure un dito. Anche questa paralisi la conosce; è la stessa dei suoi sogni d’incubo, quando le falliscono i muscoli e la voce per chiedere l’ausilio di Gesù contro l’assalto di quei demòni. […].
E infatti, la Signora nella nicchia solleva ora in modo lentissimo, come se volesse insegnare, la mano destra dalle dita delicate e si segna ampiamente su tutto il volto: è un segno di croce largo, quasi splendente, come Bernadette non l’ha visto fare da nessuno.
Sembra che questa croce resti sospesa nell’aria. Nel fare questo gesto il viso della Signora prende un’espressione molto seria, e dalla sua serietà s’irradia una nuova onda di quella soavità che fa arrestare il respiro alla ragazza.
Come tutti quanti, anche Bernadette, nel farsi il segno della croce, aveva finora portato la mano alla fronte e al petto con gesto impreciso, ma adesso sente afferrata la sua mano da una forza clemente che la guida come si guida la mano a un bambino che non sa scrivere. E questa forza clemente traccia con la mano gelida della ragazza, sul suo viso, lo stesso segno di croce ampio, indicibilmente nobile. E ora la Signora di nuovo annuisce e sorride, come se le fosse riuscito qualcosa di importante e di delizioso.
Ps. Ricordiamo che l’Associazione ha copie del libretto “Piccola vita di Bernadette”, di René Laurentin, edito da 30Giorni. Si può richiedere o scaricare dal sito (info@assotantardini.it).