Bella l’intervista rilasciata dal Segretario di Stato del Vaticano Pietro Parolin a Vatican News. Rimandiamo al sito quanti volessero leggere l’integrale, in questa sede riportiamo solo un cenno che ci sembra più che significativo: “Mi ha colpito che, pur nel dramma attuale, si trovi il modo di esprimersi – ad esempio con la musica e il canto – per essere insieme. Mi piacerebbe che ciò potesse avvenire in qualche modo anche per le parrocchie. Sarebbe bello se tutte le chiese, alla stessa ora, ad esempio a mezzogiorno, suonassero le loro campane per un minuto; e che questo loro suono fosse un richiamo a pregare insieme anche se fisicamente lontani… “.
Ci sembra un cenno che andrebbe seguito. Certo, tante, se non tutte le chiese suonano le loro campane. Alcune fanno sentire la loro voce argentina in costanza della consacrazione eucaristica, per far partecipi i lontani di quanto sta avvenendo sull’altare, Ed è bello che nelle chiese di tutta Italia, e del mondo, nonostante la quarantena, si continui, anche se purtroppo senza fedeli, a celebrar messa. Un conforto per tutti e una preghiera ininterrotta che sale a Dio da così tanti altari (preghiera di Gesù e non nostra, quindi più ascoltata dal Signore, ma ci torneremo).
Ma il cenno di Parolin racconta anche di un’altra possibilità, che certo non ha nulla di sacramentale e quindi ha meno importanza, ma sarebbe egualmente di conforto a tanti, anche non cristiani. Come spiega un articolo della Repubblica del 12 marzo di Gabriele Romagnoli, che inizia così: “La prima cosa bella di giovedì 12 marzo 2020 sono le campane alle sette della sera”,
Perché a Bologna, per decisione del vescovo, si sono suonate le campane ogni giorno, per una settimana, a quell’ora. Un’iniziativa, che come spiega l’articolo, ha raccolto il favore anche dei non cristiani, perché, citando Hemingway, Romagnoli scrive: “Come noto, la campana suona per tutti noi”…
Abbiamo accennato in altro articolo che tutte le campane di Francia hanno fatto sentire la loro voce alle sette di sera nella Festa dell’Annunciazione. Chissà se qualcosa di analogo possa accadere anche qui, in Italia. L’appello di Parolin, giunge, in tal senso, di grato conforto.