A San Giovanni Bianco, un paesino della Bergamasca, è custodita una delle Sacre spine appartenente alla corona che cinse il capo del Signore. Ne sono state enumerate tante di tali reliquie, molte delle quali sono reliquie di contatto, cioè sono state messe a contatto con la reliquia originaria. Ma quella di questo paesino ha una storia che sembra avvalorarne l’autenticità (si rimanda al sito ufficiale). Di certo per tale fu ritenuta anche dai re di Francia, dato che essa era custodita gelosamente nella Sainte Chapelle, dove era giunta da Costantinopoli, che a sua volta l’aveva rilevata da Gerusalemme, dove era fatta segno di grande devozione popolare.
A sottrarla ai re transalpini un soldato agli ordini dei Gonzaga, tal Vistallo Zignoni, che nel corso di un conflitto contro francesi trafugò il prezioso reliquiario che la custodiva e nel 1495 la donò alla chiesa del suo paese natale, dove da allora riposa. La tradizione vuole che quando il Venerdì Santo, giorno della Passione del Signore, coincide con l’Annunciazione, la spina fiorisce, fenomeno che però non si verificò più dalla fine del ‘600, dopo un furto ad opera di un ladro.
L’interrompersi del fenomeno avrebbe potuto conferire alla storia un’alone di leggenda, ma uno storico della bergamasca, Calvi, attesta che nel 1615, in occasione della visita pastorale del vescovo Emo, egli raccolse dalla Sacra Spina «alcuni fiorellini, portandoseli via in un guanto per sua devozione» (Aleteia). Come anche un’altra fioritura si registrò sicuramente nel 1885 (sito ufficiale San Giovanni Bianco).
In tempi più recenti la Sacra Spina è fiorita nel 1921, in coincidenza delle due date. Un gesuita aveva avvertito il parroco della possibilità e così la reliquia fu posta sotto osservazione, ma con discrezione, per non suscitare ondate di curiosi. Così la fioritura fu constata solo da alcune autorità.
Ben diversamente avvenne nel 1932, quando, dato il rinnovarsi della coincidenza temporale, tutti aspettavano il ripetesi dell’evento. Nulla accadde quel Venerdì Santo, ma il popolo continuò a pregare confidando che lo straordinario potesse ripetersi, come infatti avvenne, ma in altro modo: la spina effuse sangue nel giorno di Pasqua, come constatò un’apposita commissione d’inchiesta (sito ufficiale San Giovanni Bianco).
Il fenomeno si è ripetuto quattro anni fa, nel 2016. I fiori sono stati visti dai fedeli e ad annunciare che l’evento prodigioso era realmente accaduto è stato il vescovo della diocesi di Bergamo, Francesco Beschi, anche qui dopo un’accurata, quanto facile, verifica da parte di una commissione (Il Giorno).
Accennare a questa vicenda che trasuda tenerezza è più caro quest’anno, non solo per la prossimità con il dolore di quella provincia, che la tragedia coronavirus ha posto nel cuore del mondo,ma anche perché qualcosa di simile sta avvenendo in un’altra parte d’Italia, cioè nell’isola di Ponza.
Qui a fiorire non è una Spina della corona del Signore, ma qualcosa di molto più umile: una corona di spine intrecciata dai marinai del luogo e deposta ai piedi di un crocifisso che si trova nella chiesa dei santi Silverio e Domitilla, che si affaccia sul porto.
Rami secchi, come si addice alla corona della Tradizione, che a Natale hanno iniziato a metter su delle piccole gemme e poi dei bei fiorellini, ben visibili ai piedi del Crocifisso. Un avvenimento che hanno notato un po’ tutti, e che è stato confermato dal parroco (Il Messaggero). Piccoli segni, di cui riportiamo le foto, che per molti fedeli sono più di conforto di tante parole.
Tanti, purtroppo, nella Chiesa, spiegano che i cristiani non devono chiedere miracoli al Signore. Che si deve pregare per altre cose (e qui siamo nel campo della psicologia, ma ci torneremo), ma non per chiedere cose così puerili. Evidentemente il Signore deve gradire queste preghiere puerili, perché si diverte a farne, nonostante tutto.